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Jan 1970

Dopo il Diploma in ITALIA: scelta universitaria, tra senso comune e ricerca.

Febbraio 1, 2018 apprendimento, dsa, educazione, pedagogia, psicologia, scuola, sviluppo , , , , , , , , , ,

La scelta del percorso post-diploma è una scelta ardua, che spesso si percepisce come un punto cruciale della futura vita lavorativa e non.

Tali scelte si collocano in una fase delicata del ciclo di vita individuale e per compierle nel migliore dei modi, gli studenti devono interrogare profondamente le proprie motivazioni, venendo a patti con le proprie capacità e capendo come realizzare le proprie aspirazioni.

È un percorso tanto importante quanto impegnativo, numerose ricerche segnalano che, particolarmente in Italia, questa scelta ha però esiti assai accidentati.

La partecipazione al sistema universitario italiano è caratterizzata da tre rilevanti problemi:

  1. Il primo è dato dagli alti tassi di abbandono degli studi e di ritardo alla laurea. Circa il 15% degli studenti abbandona gli studi entro i primi quattro anni di università e una percentuale analoga modifica la scelta del corso di laurea in itinere, ricominciando gli studi da zero dopo qualche anno. Tra gli studenti che non abbandonano, sono relativamente pochi quelli che si laureano nei tempi previsti. Si tratta di ritardi che comportano un cospicuo spreco di risorse, sia per le famiglie che per la collettività, e che spesso non si misurano in mesi, ma in anni;
  2.  Il secondo problema riguarda gli squilibri tra corsi di laurea. Mentre alcune lauree sono molto ricercate sul mercato del lavoro (ad esempio Ingegneria), altre risultano inflazionate (come Scienze politiche), almeno per il nostro sistema produttivo. Ne derivano quindi rilevanti fenomeni di sovra-istruzione e dinamiche di incongruenza tra domanda e offerta di lavoro;
  3. Il terzo problema attiene alle questioni di equità sociale: gli studenti delle famiglie culturalmente ed economicamente più svantaggiate partecipano meno all’università anche quando ne avrebbero le capacità e corrono rischi maggiori di abbandonare gli studi.

Questi dati di partenza suggeriscono che la scelta post-diploma sia spesso compiuta in maniera superficiale, ossia senza conoscere e soppesare attentamente le varie opzioni. Di conseguenza, il processo di scelta conduce ogni anno una quota rilevante di studenti verso esiti inattesi e indesiderati.

Bisogna considerare che non si tratta di una scelta maturata in solitudine: famiglie, amici e mass media concorrono a indirizzare le decisioni degli studenti. Nelle scuole secondarie di secondo grado italiane, inoltre, è da lungo tempo prevista una figura specifica che si occupa di orientamento. Tuttavia, questo incarico è tipicamente rivestito da insegnanti che interpretano il proprio ruolo come meglio possono.

Sono rari, infatti, i corsi di formazione focalizzati su questa tematica e il lavoro di orientamento è non di rado osteggiato dai colleghi, che temono si risolva in una perdita di ore a danno della preparazione dell’esame di maturità. Inoltre, l’alta mobilità tra scuole dei docenti italiani si riverbera anche sulle attività di orientamento, cosicché il ruolo di referente può ruotare rapidamente. È così che i referenti per l’orientamento si trovano a svolgere un ruolo così delicato, senza ricevere una preparazione apposita, né risorse adeguate e spesso in completa solitudine. Prevalgono quindi il volontarismo, la soluzione estemporanea: un anno si invita uno psicologo, un altro si incontra un rappresentante degli imprenditori, un terzo si organizza un incontro sulle esperienze di studio all’estero. In generale si privilegiano iniziative informative orientate quasi esclusivamente ai contenuti dei corsi universitari (come gli open day o le fiere dell’orientamento), mentre è molto più raro che gli studenti ricevano informazioni sui costi dell’università e sul diritto allo studio, sulla difficoltà degli studi universitari e sui fattori di rischio-abbandono, sulle prospettive occupazionali delle diverse lauree e dei diplomi.

La scarsa preparazione in materia, fa si che gli studenti compiano scelte sulla base di Bias cognitivi (distorsioni, credenza erronee) tramandati dal contesto familiare e sociale senza avere sufficienti ed oggettivi dati sui quali poter fondare le proprie scelte.

Per costruire una scelta post-diploma consapevole e motivata ci auspichiamo che la scuola riesca a collaborare in maniera sempre più sincrona con professionisti nel campo dell’orientamento, affinchè siano raggiunti non solo i fini informativi sul corso di laurea ma che venga anche stimolato lo spirito critico del singolo, sulla base di dati oggettivi e stimolata una conoscenza più profonda di sè e di cosa piacerebbe fare nella futura vita lavorativa. Perché gestito così, i dati di ricerca ci dimostrano che non è produttivo.

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