Cosa spinge un ragazzo o una ragazza a dedicare il proprio tempo e le proprie risorse ad un servizio senza ricevere nulla in cambio?
In differenti paesi del mondo si registra un aumento della percentuale di persone che dedica parte del proprio tempo libero in attività di volontariato (in misura maggiore gli adulti rispetto ai giovani).
Il volontario:
- Ha libertà nel decidere come e quanto tempo dedicare al volontariato,
- È consapevole della gratuità del suo operato,
- Si affida a contesti organizzativi già strutturati.
Per la maggior parte dei giovani le esperienze di volontariato sono attività da svolgere non in modo abituale. L’inattività dei giovani può essere considerata una condizione sfavorevole , un’opportunità mancata per mettere alla prova abilità, capacità e passioni. Anche se, spesso, quello che manca è l’intraprendenza a lanciarsi in nuove esperienze piuttosto che la volontà di partecipare.
Negli ultimi anni sta aumentando però la consapevolezza che il successo professionale non dipenda solamente dal titolo di studio, ma anche da competenze ed abilità acquisite in modo diretto in realtà lavorative, sociali e di volontariato. L’acquisizione di competenze spendibili in altri settori ed ambiti ad oggi è una motivazione che spinge i giovani ad approcciarsi ad esperienze di volontariato.
Fondamentale per i ragazzi è il riconoscere una parte di sé nel servizio che andranno a svolgere, devono percepire un senso di utilità e di “riconoscimento sociale”. Il volontariato permette quindi di emergere e di riconoscersi come persone grazie alla sperimentazione di relazioni d’aiuto, attività prosociali e altruismo.
- La relazione d’aiuto è un legame tra colui che è nelle condizioni di aiutare e colui che ha bisogno di ricevere sostegno. Aiutare non è una predisposizione innata, ma va considerata un’arte che tramite la partica accresce e si rafforza.
- Il comportamento prosociale, coniato da Wispè nel 1972, è la contrapposizione di quello antisociale in quanto è una libera spinta a produrre benefici in un’altra persona o a più persone.
- L’altruismo è invece una scelta volontaria di aiuto nei confronti di terzi senza la previsione di ricompense.
Secondo un articolo pubblicato da BCM Public Health (Jekinson, 2013) praticare attività di volontariato migliorerebbe la salute mentale e allungherebbe la vita. I volontari che aiutano nel sociale creerebbero reti relazionali così da allontanare il rischio di solitudine e di depressione, elemento fondamentale anche peri bambini e ragazzi.
Quindi: quale tipo di attività di volontariato può svolgere un bambino? Ecco alcune possibili idee per avvicinare i più piccoli ad attività che promuovono il benessere (in chi le svolge e in chi le riceve) e aumenta una percezione positiva di sé.
- Aiutare nella pulizia del giardino di vicini anziani,
- Curare le piante o un piccolo orticello nel cortile del condomino,
- Consegnare la spesa o le medicine ad anziani che non hanno la possibilità di muoversi agilmente,
- Donare libri, giochi o vestiti a comunità o casa famiglia:
http://www.paneevita.org/sostienici/
- Svolgere volontariato presso canili o gattili (anche per insegnare loro come si devono accudire per eventualmente accoglierne uno in casa):
https://gattidelparco.wordpress.com/il-nostro-gattile/
http://www.comune.parma.it/comune/Canile-Gattile.aspx
- Passare del tempo negli ospizi con gli anziani,
- Scoutismo:
Per attività di volontariato maggiormente strutturate per ragazzi sotto i 18 anni esistono campi di volontariato in Italia o all’estero con progetti solidali, di comunicazione o integrazione di durata variabile.
Per visionare alcuni possibili esperienze: http://www.portaledeigiovani.it/scheda/campi-di-volontariato-minorenni
Fare volontariato per bambini e ragazzi è quindi un’esperienza fortemente consigliata per mantenere una vita sociale attiva, per aumentare il senso di benessere e, come studi ci insegnano, anche migliorare la salute!
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