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Jan 1970

Sos sostegno: strategie utili per l’uso

Gennaio 17, 2019 apprendimento, bambini, scuola, Senza categoria




Lettera di un'insegnante di sostengono: Gentile dottore, il lavoro delle insegnanti di sostegno è spesso“USURANTE” ! Facendo l’insegnante di sostegno non si improvvisa nulla, bisogna avere sempre il lavoro pronto per rispondere efficacemente alle esigenze dei ragazzi con deficit.  Può capitare che insegnanti si ammalino di tachicardia, depressione ed altre patologie che non sto qui a elencare. Insegnare a un bambino con autismo o con sindrome di Down..., è un insegnamento che non va affidato al caso cioè semplicemente ad un docente con laurea, bensì richiede approfondimento molto importanti. I casi di questi ragazzi alle volte affaticano le insegnanti perché hanno comportamenti e atteggiamenti molto difficili da gestire e spesso non si hanno né aiuti né strategie utili a fronteggiarli.  L’insegnante quotidianamente deve studiare strategie educative per rapportarsi a questi bambini e spesso gli obiettivi sono difficili da raggiungere. Cordialmente.  

Essere un’ insegnante di sostegno non è un compito facile. Nonostante il rapporto sia solitamente 1:1 anziché minoritario (1:25), l’asimmetria comunicazionale è, spesso, molto più accentuata fino a divenire assoluta e incolmabile con le grandi disabilità. A confermare la situazione è uno Studio Nazionale, pubblicato sulla rivista Difesa Sociale (Istituto Italiano di Medicina Sociale), che evidenzia l’altissimo numero di diagnosi psichiatriche operato dai Collegi Medici di Verifica a scapito degli insegnanti di sostegno.

Spesso gli insegnanti dicono di non avere strategie utili per gestire alcuni comportamenti problema dei propri studenti, oppure faticano ad interagire con l’insegnante curricolare, in quanto lo studente con il sostegno in classe non risulta “adeguato”. Però vi sono alcune aree che se gestite al meglio possono aiutare ad evitare il burnout o la sensazione d’impotenza delle figure che ruotano attorno ad una condizione di sostegno:

  • Nonostante il rapporto sia 1:1 ciò non basta a facilitare il lavoro dell’insegnante. A seconda della patologia che ha lo studente, l’insegnante deve cercare di creare un approccio su misura, affinchè si riescano a raggiungere (attraverso metodologie scientificamente validate) gli obiettivi prefissati, sia che essi siano accademici o di autonomia quotidiana;
  • La letteratura offre inoltre molte strategie per la gestione dei comportamenti problema, che possono essere ridotti notevolmente fino all’estinzione. Più il lavoro risulta d’equipe con professori ed altri studenti, maggiore è la coerenza educativa e di conseguenza la probabilità di successo educativo;
  • In ultima istanza è molto importante gestire la rete relazionale tra docenti, istituzioni, specialisti vari e famiglia, affinchè vi sia una rete di supporto coesa, poiché l’isolamento professionale non giova né ai singoli professionisti nè allo studente.

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