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Jan 1970

La Dislessia ed Il “pensiero LATERALE”

Ottobre 5, 2018 apprendimento, avventura, bambini, cognitivo-comportamentale, creatività, disturbi specifici dell'apprendimento, dsa, emozioni , , , ,
Lo psicologo e medico Edward De Bono ha definito il pensiero laterale come un modo “indiretto” per risolvere i problemi, ovvero provare a guardare l’obiettivo da raggiungere da diverse angolazioni, con un metodo che potrebbe essere definito “investigativo”. 


Il pensiero laterale si articola quindi sui FATTI concreti  non sulle supposizioni. Esso suddivide i singoli elementi per poi riordinarli attraverso vari tentativi fino a giungere alla soluzione corretta.
Il pensiero laterale si contrappone al pensiero verticale (quello tendenzialmente usato nel processo basato su supposizioni) e la differenza consiste nel fatto che il secondo è un pensiero logico, selettivo e sequenziale, mentre il primo è GENERATIVO, cioè in grado di trovare nuove idee attraverso percorsi alternativi.
Pensiero laterale e pensiero verticale sono abbinati ai due emisferi cerebrali destro e sinistro e al loro modo diverso di affrontare la realtà. I bambini con DSA sembrano utilizzare maggiormente l’emisfero destro nell’apprendimento. Per questo motivo diventa di fondamentale rilevanza comprendere cosa sia il pensiero laterale, al fine di impostare una didattica adeguata.

Per poter agire sul pensiero laterale è infatti importante l’atteggiamento dell’adulto:
-Rilassato e spontaneo nell’affrontare le discipline di studio;
-Concentrato e attento, in un primo momento, a rilevare le competenze acquisite e lavorare sulla parte del compito più semplice;
-Aperto alla possibilità di giocare con le idee del bambino.

Pensiero verticale e pensiero laterale nella scuola devono essere complementari, uno non esclude l’altro, per consentire un apprendimento significativo.
I vantaggi dell’applicazione del pensiero laterale sono infatti l’incoraggiamento costante all’apertura verso nuove idee, che porta ad acquisire la consapevolezza che anche gli ostacoli più grandi possono essere superati. Il bambino dislessico necessita oggi proprio di questa spinta a volare verso l’alto.

Non accogliere il pensiero laterale del bambino, equivale a non accettare un modo alternativo di apprendere, questo atteggiamento mette in difficoltà il bambino con dislessia e agisce sulla sua autostima. 
Avere una bassa autostima come studente, può comportare un disinvestimento negli apprendimenti ed un mancato sfruttamento di quel pensiero, che nonostante sia diverso da un modo tradizionale di apprendere, può nascondere una grande risorsa coltivandola con cura.

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